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Digital Energy Efficiency Report 2021

Le sfide per la transizione energetica, tra nuovi investimenti e soluzioni per il futuro dell’energia e i piani di sostenibilità delle aziende.

Il lockdown forzato, iniziato a marzo 2020, e la conseguente crisi economica dovuta alla pandemia hanno messo in discussione stili di vita e modelli di consumo delle aziende italiane e internazionali. Il Covid e il suo impatto imprevedibile sull'economia globale ha posto le aziende di fronte a nuove sfide: ci si è chiesti se le incerte prospettive economiche e la ricerca di un nuovo equilibrio potesse avere un impatto sui piani di sostenibilità e le scelte green delle aziende.

Per indagare questi aspetti, abbiamo partecipato in qualità di Partner all'Osservatorio annuale Digital Energy Efficiency Report di Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Durante l’evento di presentazione dei risultati della ricerca 2021, si è discusso delle sfide per la transizione energetica e si sono affrontate importanti tematiche per il futuro dell’energia quali efficienza industriale, certificati bianchi e impatto della pandemia.

Come riportato anche dall’edizione 2021 del report, l’anno passato è stato particolare per l’efficienza energetica nell’intero comparto industriale in Italia. Molte aziende, infatti, hanno analizzato i cambiamenti nell’utilizzo dell'energia, concentrandosi soprattutto sulle modalità per tagliare costi ed emissioni di CO2, come ad esempio, sostituire l'illuminazione, riadattare i sistemi meccanici o idrici, installare sistemi intelligenti di automazione degli edifici e di misurazione dei consumi o svolgere un audit di efficienza energetica, misure che danno la possibilità di creare nuove opportunità per ridurre lo spreco di energia e abbattere le emissioni di CO2.

Flessibilità energetica, riduzione costi e sostenibilità

Per molte aziende, la pandemia ha comportato un rimodellamento delle pratiche di lavoro e dei consumi, spingendo verso una maggiore attenzione alla riduzione dell'elettricità e dell'energia termica utilizzate negli stabilimenti, soprattutto quando le misure restrittive hanno fermato o rallentato la produzione. Le aziende hanno cercato soluzioni per produrre la propria energia direttamente in sito e guadagnare dall'energia in eccesso, immettendola nuovamente in rete. Ci sono, poi, le aziende che anche in piena emergenza non si sono mai fermate e che hanno addirittura visto aumentare i propri consumi energetici. Si tratta di quelle realtà che sono state incluse nel primo DPCM tra i servizi essenziali: ospedali, aziende del Food & Beverage e produttori ‘strategici’ come la lavorazione e lo stampaggio della plastica. Anche per queste aziende la crisi economica ha imposto, come mai prima d'ora, di controllare e ridurre i costi.

Tra i trend del settore energetico, infine, spicca la sostenibilità. Nonostante il Covid, alcuni dei marchi più noti al mondo hanno dimostrato di essere ancora fortemente impegnati nei loro piani per raggiungere il Net Zero, obiettivo prefigurato all'inizio del 2020. Lungi dal ridurre l'ambizione di queste aziende, la pandemia ha creato un terreno fertile di interesse verso le tematiche green sia per il consumatore finale, sia per gli investitori e gli azionisti, che continuano a esercitare molte pressioni sulle aziende affinché mantengano il ritmo del cambiamento.

I dati degli investimenti in efficienza energetica nel 2020

Presi nel complesso, gli investimenti in efficienza energetica nel 2020 hanno registrato un trend negativo del 19,6% rispetto al 2019. Il rallentamento degli investimenti nel settore industriale, già in atto nel biennio 2018-2019, è stato confermato ed aggravato dalla crisi economico-sanitaria data dalla pandemia di Covid-19.

Il trend negativo complessivo, registrato tra il 2019 e il 2020, è dettato in primis dalla decrescita degli investimenti in soluzioni hardware, che hanno registrato un -20% rispetto al 2019, vista la natura più capital intensive rispetto agli investimenti in soluzioni software che hanno registrato una diminuzione più contenuta, pari a -14,4%. Relativamente alle soluzioni di investimento, quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware sono riconducibili a interventi sul processo produttivo, pari a un volume di affari di 373 mln di euro. Seguono gli investimenti effettuati in impianti di cogenerazione e in sistemi di combustione efficienti, i quali registrano rispettivamente quasi 350 mln di euro e quasi 300 mln di euro di investimenti, pari al 18% e al 15% degli investimenti totali. A seguire, gli investimenti in illuminazione, 240 mln di euro (12%), sistemi HVAC, motori elettrici, inverter e sistemi di aria compressa, tecnologie che rappresentano tra il 7% e il 10% degli investimenti totali. All’ultimo posto, gli investimenti in refrigerazione, i quali rappresentano circa il 2% del totale degli investimenti. È interessante notare come non si registrano variazioni nella quantità degli interventi delle diverse soluzioni hardware rispetto al 2019, segno che il trend negativo ha colpito tutte le diverse soluzioni hardware. Sono, invece, 168 mln € gli investimenti effettuati in soluzioni software nel 2020. Solamente le prime due soluzioni, software di monitoraggio e sensoristica di base, cubano per oltre il 65% degli investimenti totali in soluzioni software. In modo simile a quanto emerso per le soluzioni hardware, anche il calo degli investimenti in soluzioni software ha avuto riduzioni comprese tra -13% per la sensoristica di base e 17% per gli ERP.

Le istituzioni hanno messo in campo alcune soluzioni, tra cui la nuova riforma sui certificati bianchi, in vigore a partire dal 31 maggio 2021 e il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per permettere una rapida inversione di questi trend. 

Certificati bianchi e PNRR per riprendere la strada verso l'efficienza

L’istituzione dei certificati bianchi sono un indiscusso meccanismo di incentivazione dell'efficienza energetica nel settore industriale e per agevolarne l’ottenimento, Centrica Business Solutions si fa mandataria per il cliente, gestendo gli adempimenti burocratici nei confronti del GSE, dalla richiesta di qualificazione CAR, con la presentazione del progetto al GSE, fino alle rendicontazioni annuali dei recuperi a consuntivo

Purtroppo, nonostante l’introduzione nel corso del tempo di vari Decreti relativi ai Certificati Bianchi e il loro rilancio, il mercato ha continuato con il trend di contrazione evidenziato negli ultimi anni. Il Digital Energy Efficiency Report 2021 stima infatti, che l’impatto complessivo del nuovo Decreto Certificati Bianchi sarà neutrale per il mercato dell’efficienza energetica.

Discorso diverso per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), appena approvato dall’Unione Europea, che impatterà positivamente il mercato. Esso prevede diverse misure (siano esse investimenti o riforme) relative all’efficienza energetica, messe in evidenza. Se non ci fosse stato il Covid il mercato energetico avrebbe investito, al 2023, circa 2,9 miliardi di euro. Grazie al PNRR, è possibile stimare una crescita anno su anno pari al 17%, per arrivare al 2023 a quasi 3 miliardi di euro di investimenti. È evidente quindi come l’effetto di stimolo atteso permetterà di cancellare gli effetti del Covid e riprendere un sentiero di crescita.

Non c'è più tempo per aspettare

Anche il nostro ultimo report “Perché aspettare per raggiungere il Net Zero?”, frutto di una ricerca svolta in 7 Paesi e 9 settori industriali, illustra che, al netto di tutte le difficoltà (tra cui quella di giustificare gli investimenti energetici in periodo di pandemia), sono due le ragioni per cui è necessario agire ora. In primo luogo, indipendentemente dal mercato di appartenenza dell’azienda, le politiche ambientali sono tra gli elementi chiave che spingono i consumatori ad acquistare i prodotti di un brand rispetto a un altro, sia che si tratti di un cliente che compra il prodotto finale, che di un responsabile acquisti. L’indagine, infatti, ha rilevato che il 69% delle aziende leader nella sostenibilità sceglie i partner della supply chain in base alle capacità di ridurre la propria carbon footprint. Pertanto, se le imprese concorrenti si attivano più velocemente e si impegnano maggiormente nelle attività di decarbonizzazione, il rischio potrebbe essere che i clienti le preferiscano.

In aggiunta, le priorità politiche continueranno a cambiare. Saranno introdotte ancora nuove regolamentazioni per guidare le strategie di decarbonizzazione a livello nazionale e, se non si agisce prima che una nuova normativa lo imponga, le aziende potrebbero incorrere in inutili rischi che impatterebbero negativamente a livello economico, quali, ad esempio, nuove tasse sulle emissioni di CO2, oppure l’impossibilità di usufruire di nuovi incentivi. Per questo, le aziende leader nella sostenibilità si sono già attivate: l’80%, infatti, afferma che la propria strategia di decarbonizzazione supera le norme attualmente in vigore. Queste aziende leader sono consapevoli che, se venissero colte impreparate, le modifiche a livello normativo potrebbero impattare profondamente sulle performance aziendali. Per questo motivo, sono proattive nel guidare il cambiamento, e tutti dovrebbero seguire questa via.

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