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Il futuro delle energie alternative tra sostenibilità e strategie di Net Zero

Abbiamo intervistato Emanuele Martinelli, CEO di Energia Media, sul tema della sostenibilità, delle strategie di decarbonizzazione e del futuro delle energie rinnovabili.

Al giorno d’oggi è sempre più importante uscire dall’immaginario che il singolo non conti. In termini di inquinamento, l’Europa impatta per il 7% rispetto al 93% del resto del mondo, ma è fondamentale che ognuno, anche l’entità più piccola, inizi a fare la propria parte.

Un Paese virtuoso, infatti, che vuole ragionare sull’innovazione dovrebbe prevedere un percorso sostenibile, indipendentemente da quale sia la propria carbon footprint.

Per affrontare il tema della sostenibilità, delle strategie di decarbonizzazione e del futuro delle energie rinnovabili abbiamo intervistato Emanuele Martinelli, CEO di Energia Media, giornalista specializzato in ambito energetico e organizzatore e promotore di diverse iniziative sui temi dell’energia, delle smart land e delle smart cities.

1. Cosa rappresenta il tema sostenibilità per un’azienda moderna? Pensa che le aziende oggi siano adeguatamente preparate?

Molto dipende dalle dimensioni delle aziende. Il tessuto imprenditoriale italiano, composto da medie imprese, sconta un gap di risorse dovuto anche al momento storico e critico che hanno vissuto e continuano a fronteggiare a causa della pandemia, che ha ridotto le risorse economiche destinate a effettuare gli investimenti volti all’efficienza energetica.
La pandemia, in alcuni casi, ha innalzato il livello di attenzione sui temi della sostenibilità ma le aziende si trovano ad affrontare un divario culturale. L’evoluzione tecnologica, che le ha portate a guardare con maggiore impegno a progetti di sostenibilità, ha dimenticato la parte formativa e di consapevolezza. Un progetto di efficienza, che si pone determinati obiettivi in termini di riduzione delle emissioni, di contrazione dei costi e di sostenibilità ritengo debba possedere delle basi solide dal punto di vista dei costi e dei benefici, il che comporta spesso il dover affrontare processi interni con una cultura che, a volte, non è sufficiente. Si è consapevoli dell’importanza di prevedere questi progetti ma non sempre si ha un piano di investimento efficace e questo è dovuto al fatto che manca conoscenza, capacità di analisi e preparazione.

2. Ritiene che a livello governativo si stiano seguendo i giusti step per limitare le emissioni di CO2? Quali cambiamenti politici/regolamentazioni relativi alle emissioni di CO2 e alla gestione delle risorse energetiche potrebbero avere un impatto maggiore?

A mio avviso sono due le questioni principali da affrontare. La prima è la necessità di incentivare le aziende a investire in efficienza, dotandole anche di strumenti formativi più solidi che possano permetterle di avere dati più certi relativi ai costi e ai benefici che l’innovazione porta all’interno della realtà aziendale. Al momento ritengo che queste informazioni non siano ancora così chiare ai decision maker. Non basta solamente defiscalizzare o prevedere incentivi a livello economico, quello che manca è un piano strutturato che vada a contribuire alla crescita dell’intero settore. Anche i programmi politici, inoltre, dovrebbero tendere a una strategia a lungo termine.

La seconda è che se ci troviamo ad affrontare la tematica della riduzione delle emissioni di CO2, quello che manca è un piano dedicato ai territori italiani, con un’analisi in termini di fabbisogno energetico e impatto ambientale. La riduzione delle emissioni è sì una tematica sovranazionale ma è necessario partire dando maggiore attenzione al territorio nazionale.

Le realtà che si occupano di efficienza possono a mio avviso avere un ruolo importante sia come sensibilizzatori verso le istituzioni sia come attivatori di innovazione sul territorio in cui operano.

3. Decarbonizzazione: strategie di efficientamento energetico o implementazione di tecnologie alternative/fonti rinnovabili? Qual è il percorso da seguire?

Parlando oggi di transizione energetica il termine 'decarbonizzazione' è perfetto. È necessario però, anche in questo caso, avere a disposizione dei dati solidi. L’implementazione di fonti rinnovabili come il fotovoltaico è assolutamente da perseguire, ma bisogna capire come utilizzarle al meglio.

Gli incentivi previsti qualche anno fa per il mercato fotovoltaico hanno contribuito a incrementare di molto il parco installato, migliorando la percentuale di questa fonte di energia presente in Italia. Quello che ritengo manchi ancora, oltre a un miglioramento dell’infrastruttura esistente che possa permettere ulteriori sviluppi, come ad esempio l’integrazione della mobilità elettrica, è l’investimento nella ricerca di fonti rinnovabili che siano sempre più performanti.

4. Come vede il futuro delle energie alternative?  

Abbiamo tutte le opportunità per intervenire e siamo ancora in tempo. Bisogna comprendere meglio quali sono i modelli di business e le competenze che possano servire a implementare le energie alternative, preservando al tempo stesso il paese a livello paesaggistico. Quello che vedo come prioritario è la necessità di insistere sulla ricerca, per trovare una produzione di energie rinnovabili a livello circolare che non possiedano loro stesse impatti a livello ambientale. Vedo utile premiare gli investimenti che le aziende che si occupano di efficientamento, sostenibilità, energie rinnovabili effettuano ogni anno per trovare metodi e soluzioni sempre più efficaci. Inoltre, penso che queste stesse aziende dovrebbero assumersi il ruolo di opinion leader per sensibilizzare e, tramite dati tangibili, trasmettere l’importanza delle energie rinnovabili e i benefici che ne derivano a livello ambientale, economico e sociale.

5. Per raggiungere il Net Zero entro il 2050 la soluzione potrebbe essere l’integrazione di più tecnologie. È d’accordo? Come vede il percorso dei prossimi anni?

Il Net Zero è raggiungibile solo tramite una visione integrata, quindi un mix di soluzioni e di tecnologie come cogenerazione, fotovoltaico, monitoraggio dei consumi e veicoli elettrici. Queste soluzioni però devono essere sempre supportate da dati scientifici e da una visione di più ampio respiro che consenta davvero di ottenere questo importante risultato.

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