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Scope 1, 2 e 3: capire (davvero) le emissioni della tua azienda

Guida rapida alla classificazione delle emissioni e alle strategie per ridurle.

La sostenibilità è diventata un elemento strutturale del fare impresa: tra pressioni del mercato e obblighi normativi, per le aziende rinunciare alla decarbonizzazione non è più praticabile. Basti pensare che l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni totali prodotte dalle aziende del 55% entro il 2030, rispetto alla baseline del 1990. Ma non solo: da gennaio 2026 anche le PMI quotate si uniranno alle aziende che sono già obbligate a redigere il Bilancio di Sostenibilità (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive), e ci si aspetta che l’obbligo verrà esteso a sempre più imprese. 

È quindi necessario che le aziende misurino con precisione il proprio impatto sull’ambiente, considerando tutte le emissioni: quelle dirette, ovvero le Scope 1, e quelle indirette, rientranti nelle Scope 2 e 3. Tuttavia, spesso la limitata consapevolezza di questa classificazione rappresenta un ostacolo alla corretta mappatura e alla riduzione delle emissioni. In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza a riguardo.

Emissioni Scope 1, 2 e 3: di cosa si tratta?

Durante gli anni Novanta, quando la consapevolezza per la tutela dell’ambiente iniziava a diffondersi su larga scala, aziende e istituzioni hanno collaborato per sviluppare un quadro normativo globale, che uniformasse la contabilizzazione e la rendicontazione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG). Da questa collaborazione è nato il protocollo GHG, che ha definito una classificazione universale delle emissioni, ovvero la divisione in Scope 1, 2 e 3, in modo da delineare chiaramente le fonti di emissioni dirette e indirette.

Ne deriva la seguente articolazione:

  • Scope 1 – Sono le emissioni generate direttamente dall’azienda, la cui fonte è di proprietà o controllata operativamente dalla stessa. Queste emissioni possono essere, per esempio, quelle derivanti dal riscaldamento degli edifici e dall’uso diretto di combustibile per generatori per alimentare le attività aziendali. Sono, quindi, dirette perché la loro produzione avviene all’interno dell’azienda.

    Si tratta delle emissioni solitamente più facili da ridurre, in quanto l’azienda può intervenire direttamente sulle cause che le generano. Per esempio, un’impresa potrebbe scegliere di installare un impianto di cogenerazione per produrre energia e calore (e raffreddamento, in caso di trigenerazione) in contemporanea. Producendoli con un unico processo, anziché ricorrere a sistemi separati o acquistandola dall’esterno, si riducono le emissioni complessive prodotte.

  • Scope 2 – Sono la prima categoria di emissioni indirette, derivanti dall’energia acquistata e consumata, ma prodotta al di fuori del sito aziendale. In questa categoria rientrano, ad esempio, l’energia elettrica acquistata dalla rete e utilizzata negli edifici aziendali, così come il gas naturale, il vapore e combustibili prodotti da impianti non sotto il controllo operativo dell’azienda. Si tratta, dunque, di emissioni indirette in quanto la loro generazione avviene esternamente e non può essere controllata direttamente dall’azienda.

    Per ridurre le emissioni Scope 2, un’impresa può dotarsi di impianti di autoproduzione di energia sostenibile ed efficiente, con una minore produzione di CO2 rispetto all’acquisto dalla rete. Opzioni sono il fotovoltaico, la cogenerazione o le pompe di calore, anche combinate tra loro, così da essere meno dipendenti dalla rete e avere più controllo su come viene generata l’energia. 

  • Scope 3 - Comprendono tutte le emissioni indirette connesse all’attività aziendale che non rientrano negli Scope 1 e 2. Sono, quindi, considerate emissioni Scope 3 tutte quelle prodotte dall’intera filiera produttiva, da quelle emesse dai fornitori fino al trasporto dei materiali e dei prodotti.

    Questa tipologia di emissioni è la più difficile da ridurre, poiché richiede una stretta collaborazione con i propri partner e fornitori sia per tracciarle che per promuovere interventi concreti volti a ridurre il loro impatto ambientale. Tuttavia, le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, sono sottoposte a un crescente scrutinio da parte dei consumatori e devono conformarsi a normative sempre più stringenti in tema di sostenibilità. Di conseguenza, è ormai prassi richiedere ai propri partner e fornitori di rispettare elevati standard ambientali. Questo comporta che anche le aziende più piccole lungo la catena del valore saranno presto – se non lo sono già – incentivate ad adottare misure per ridurre le proprie emissioni, contribuendo, così, alla diminuzione delle Scope 3 delle grandi imprese con cui collaborano. 


Scope Tipo di emissione Esempi

Scope 1

Dirette, da fonti possedute/controllate

Energia prodotta internamente (Caldaie, cogeneratori, etc.), veicoli, processi industriali

Scope 2

Indirette, da energia acquistata

Energia comprata dalla rete o da utility (elettricità, riscaldamento, raffrescamento)

Scope 3

Indirette, lungo la catena del valore

Fornitori, trasporti, viaggi, uso prodotti, emissioni legate alla distribuzione di energia

La mancata conformità alla nuova direttiva UE potrebbe costare alle aziende fino al 5% del fatturato annuale

Il rischio del prezzo delle emissioni mette sempre più sotto pressione le aziende, comprimendo, di fatto, i margini di profitto. La maggior parte delle aziende, in particolare quelle energivore e di grandi dimensioni, sta considerando la rendicontazione e la conformità delle emissioni Scope 1 e 2, il rispetto delle attuali normative e i rischi per future regolamentazioni. Le aziende che non ridurranno le proprie emissioni nel breve periodo, invece, dovranno affrontare costi molto elevati a causa del prezzo della CO2 e subiranno uno svantaggio competitivo perché non potranno offrire prodotti decarbonizzati.

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’UE, ad esempio, rende già ora obbligatorio per molte aziende fornire informazioni dettagliate sulle emissioni di CO2 lungo tutta la value chain, e la mancata conformità alla CSRD potrebbe costare alle imprese fino al 5% del proprio fatturato annuo.

 

Carbon management: come affrontare Scope 1, 2 e 3 con strategia

Al di là dei requisiti richiesti, la raccolta dei dati e la creazione di report trasparenti possono evidenziare le inefficienze nell’uso dell’energia e i punti critici delle emissioni, che, una volta identificati, possono essere affrontati in modo molto più rapido e contribuire a ridurre sprechi ed emissioni prodotte, e di conseguenza anche un risparmio notevole sui costi energetici.

Creare un percorso per raggiungere il Net Zero non è più un’opzione per le aziende, ma una strada obbligata per rimanere competitive. Tuttavia, identificare le aree di intervento e definire gli step necessari non è sempre facile. Per questo motivo, il nostro team di esperti in consulenza per il Net Zero è a disposizione per fornire tutti gli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi della tua azienda. 
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